Il ruolo dell’immagine nel personal branding

Il caso Johnny Depp

Non sono bastate delle labbra di nero colorate, uno sguardo malinconico innamorato quasi a ricordare un fiabesco Pierrot in versione Pop-Art in “Edward mani di forbice”.

Non è bastato indossare pregiati guanti in pelle viola, un eccentrico cilindro nero, un bastone con richiami glam/animalier appena uscito dall’ultima sfilata di Versace e regalare la sua “la fabbrica di cioccolato” a un bambino povero di nome Charlie.

Non sono bastate 3 nomination agli Oscar, un Golden Globe come migliore attore per Sweeney Todd e molti altri premi di fama mondiale.

È già, è proprio il caso di citare una scena del film: “La maledizione della prima luna”:

Commodoro: “Una pistola senza polvere da sparo né colpi… Una bussola che non punta al Nord… Questa (spada) quasi mi aspettavo fosse fatta di legno… Di sicuro siete il peggior pirata di cui si ricordano”.

Jack: “Ma almeno di me si ricordano”.

E ci ricorderemo per molto tempo, purtroppo non positivamente, di come si è presentato Johnny Depp sul tappeto rosso più prestigioso della 72esima mostra del cinema di Venezia.

Massacrato. Questo è il termine esatto con il quale il popolo del web e della stampa ha accolto, chi per anni è stato indicato come sex-symbol del cinema d’America. Eppure sembra impossibile come trentun’anni di onorata carriera cinematografica vengano spazzati via con la stessa forza e impeto dell’uragano Katrina nel 2005.

Nessuna pietà è stata concessa a Johnny. Non sono bastati nemmeno i comunicati stampa dell’attore, che giustificavano il cambio d’immagine e quindi anche l’aumento di peso, necessario per interpretare il ruolo del pericoloso criminale in Black Mass, per salvarlo dalla gogna mediatica.

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